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Emergenza abitativa, principi ecologisti.
in cui i futuri abitanti partecipano attivamente alla realizzazione della propria casa. È una pratica che nasce come risposta a esigenze abitative urgenti, motivazioni ecologiche o finalità didattiche e sociali. Si basa su tecniche e strumenti accessibili anche a persone non specializzate, spesso guidate da professionisti del settore.
In Italia, il problema del disagio abitativo è ormai strutturale, aggravato da eventi come terremoti e crisi economiche. L’autocostruzione può offrire una soluzione concreta, permettendo la realizzazione di alloggi a basso costo e promuovendo forme di edilizia partecipata. È anche uno strumento di rinascita sociale, soprattutto in contesti fragili.
Questa pratica si lega profondamente ai valori ecologisti e alla riscoperta di uno stile di vita consapevole. L’autocostruzione valorizza materiali naturali, locali o riciclati, come paglia, terra cruda, cartone, bambù e perfino rifiuti. Ogni materiale ha le sue specifiche tecniche costruttive, spesso raccolte in veri e propri manuali redatti da esperti a supporto degli autocostruttori.
Oltre a ridurre i costi, l’autocostruzione consente di recuperare saperi tradizionali e adattarli a soluzioni architettoniche contemporanee. In molti casi si realizza un equilibrio tra tecniche antiche e tecnologie innovative, sperimentando nuovi modelli abitativi in armonia con il territorio.
Un esempio di applicazione virtuosa sono gli ecovillaggi, comunità che scelgono stili di vita sostenibili e costruiscono collettivamente gli spazi condivisi. L’autocostruzione diventa così anche strumento educativo e aggregativo, con un forte valore culturale e ambientale.
Questa pratica è molto diffusa nei paesi in via di sviluppo, dove l’uso di materiali locali e manodopera non specializzata consente la realizzazione di abitazioni, scuole e strutture comunitarie. Tuttavia, anche nei paesi industrializzati come Stati Uniti, Danimarca, Francia e Germania, l’autocostruzione è regolamentata e rappresenta fino al 25% dell’edilizia abitativa.
Nonostante esperienze pionieristiche come quelle dell’architetto Giuseppe Cusatelli negli anni ’80, l’Italia non ha ancora una normativa nazionale che regoli l’autocostruzione. Iniziative locali, come le Linee Guida della Regione Puglia, hanno tentato di favorirla, promuovendo bandi per cooperative di autocostruttori supportate da enti tecnici. Ma i casi di successo restano isolati.
L’autocostruzione non è vincolata a una specifica tecnologia: può adottare soluzioni tradizionali, innovative o sperimentali. È una pratica che coniuga partecipazione, sostenibilità e accessibilità, e che meriterebbe una maggiore attenzione istituzionale per diventare una vera alternativa abitativa, sociale e ambientale.